Caro energia: industria e trasporti a rischio

Preoccupa l’impennata del prezzo dell’energia, che ha subito rincari anche del 300%: dal 2021 ad oggi si è passati da 70 euro a Megawattora a 365-370 euro, con la prospettiva di raggiungere i 400 euro/MW entro il prossimo settembre.

I settori più energivori (acciaio, carta, ceramica) sono a rischio di chiusura generalizzata. In seria difficoltà sono anche le attività sui cui pesa il rincaro generale delle materie prime: dai bar alla distribuzione alimentare, ai distributori di metano fino all’industria dell’acciaio, della carta e della ceramica.

Il settore delle cartiere, coincidente spesso con quello del packaging e fondamentale per moltissime altre produzioni e attività, rischia il collasso a causa del caro-bolletta.

Un altro dei tanti altri esempi è quello delle ceramiche, che rappresentano un settore di eccellenza tra le produzioni italiane. Anche in questo caso i rincari pesano sulle industrie con extra costi insostenibili: il prezzo del gas, passato dai 27 centesimi a metro cubo ai 2,40 euro/mc, non rende pensabile proseguire con profitto le attività, con un rischio elevato di chiusure.

Tra i settori più esposti troviamo anche quello dei trasporti, che oltre al caro carburanti (+30-35% da inizio pandemia ad oggi) si trova a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima.

Complessivamente, la spesa in energia per i comparti del terziario nel 2022 ammonterà a 33 miliardi di euro, il triplo rispetto al 2021.

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